Landesgalerie a Krems: tutto corpo, solo corpo - Giornale dell'Architettura

2022-07-23 03:24:46 By : Ms. Jenny Zhan

Edizione mensile cartacea: 2002-2014. Edizione digitale: dal 2015.  Iscrizione al Tribunale di Torino n. 10213 del 24/09/2020 - ISSN 2284-1369 Fondatore: Carlo Olmo.  Direttore: Luca Gibello.  Redazione: Cristiana Chiorino, Luigi Bartolomei, Milena Farina, Laura Milan, Arianna Panarella, Michele Roda, Veronica Rodenigo, Ubaldo Spina.

Written by: Gianluca e Laura Frediani • 19 Luglio 2019• Mosaico Progetti

KREMS (AUSTRIA). Krems si raggiunge da Vienna risalendo il corso sinuoso del Danubio. È un viaggio di meno di un’ora, ma tanto basta ad abbandonare la tumultuosa area metropolitana della capitale austriaca per approdare fra le morbide alture della Wachau, coperte da filari di vite e punteggiate da chiese, borghi e castelli. Dopo le dure battaglie ambientaliste degli anni ’80, tutta la regione danubiana compresa fra Melk e Krems è entrata, nel 2000, a far parte del Patrimonio UNESCO. In questi ultimi decenni, a cominciare dalla realizzazione del nuovo centro amministrativo di St. Polten, il Land della Bassa Austria intende affrancarsi dalla vicinanza di Vienna cercando di costruire una propria identità sociale e culturale. In questa precisa strategia politica rientra la realizzazione del Kunstmeile di Krems, un asse urbano che accoglie numerose istituzioni culturali, sia pubbliche sia private, di cui la nuova Landesgalerie di Marte.Marte costituisce la conclusione verso il fiume.

La Landesgalerie è un edificio isolato; un volume cubico segnato da una forte torsione che ne deforma le pareti trasformandolo in una scultura elegante e vibratile. La geometria è generata dalla rotazione di un quadrato di 33 metri di lato, che ruota attorno ad un vertice; la sua dimensione si riduce leggermente, verso l’alto, per dare maggiore snellezza al volume. L’edificio tocca terra solo in quattro punti, negli angoli, grazie a quattro ampie arcate che ne sorreggono il peso. Qualcuno sostiene che il delicato chiaroscuro del suo rivestimento metallico richiami la forma contorta di un pesce che si dibatte nella rete. Non è solo la vicinanza della sponda del fiume a suscitare l’analogia: le pareti incurvate dell’edificio sono, infatti, rivestite da centinaia di tegole romboidali in zinco-titanio che, da lontano, sembrano talvolta squame scintillanti. Altri ne hanno avvicinato la forma alla scultura di una ballerina danzante. Bernhard Marte ha preferito, più prosaicamente, sottolineare la somiglianza di questa complessa copertura metallica con quelle dei vicini edifici storici, anch’essi ammantati di tegole, suggerendo l’immagine di un grande tetto che richiude lo spazio silenzioso e quasi privo di aperture del museo. La torsione delle pareti lascia scivolare la luce lungo ampie superfici curvilinee, producendo risultati di grande effetto, soprattutto se osservate da una certa distanza. Questa è la forza, ma anche il limite del nuovo museo: quando ci si avvicina, infatti, le tegole metalliche appaiono grandi e pesanti, frammentando le belle pareti in torsione. Anche nell’attacco a terra, la soluzione adottata non appare del tutto convincente poiché, per effetto della complessa geometria del volume, le vetrate terminano in alto in una banale grondaia. La passeggiata intorno al volume assicura, comunque, suggestivi squarci aperti fra le grandi pareti incurvate, le sponde del fiume e gli edifici della città vecchia.

La  Landesgalerie  accoglie nei suoi spazi espositivi le collezioni artistiche regionali – soprattutto dipinti dal XVII al XX secolo – ma non senza alcune difficoltà.  La rotazione della pianta quadrata impone, infatti, la presenza centrale dei nuclei di servizio ed espelle lo spazio museale verso i margini, con l’ulteriore limitazione di non poter utilizzare le pareti perimetrali a causa della loro curvatura variabile. Il museo conta quattro piani fuori terra oltre ad un livello sotterraneo che, scavalcando la strada limitrofa, raggiunge la vicina Kunsthalle . All’ultimo piano, gli architetti hanno aperto una spettacolare terrazza, affacciata sulla vista sul Danubio e sul monastero benedettino di Göttweig che troneggia, solitario, dalle alture di fronte.

Uscendo verso la sponda del fiume e r iguardando il bel volume incurvato, si rafforza la sensazione di un edificio che, per diventare il nuovo simbolo della città, è disposto a sacrificare tutto alla forma scultorea, al corpo elegante. Basterà questo per diventarne anche il monumento?

Marte.Marte Architekten è uno studio fondato nel 1993 dai fratelli Stefan e Bernhard Marte con sede a Feldkirch, nella regione austriaca del Vorarlberg, quasi al confine svizzero. La loro attività si concentra in Austria: fra le principali realizzazioni figurano il Museo archeologico a Rankweil-Brederis (2009), il Museo diocesano evangelico di Fresach (2011), il recupero dello Schloss Hofen a Lochau (2016). Marte.Marte ha conseguito nel 2004 il “Premio statale per l’architettura”; nel 2008 l’editore Springer ha pubblicato una monografia dei loro progetti dal titolo Marte.Marte Architects. Il loro linguaggio è strettamente legato al minimalismo svizzero: la loro architettura è caratterizzata da segni chiari e volumi precisi, dove l’astrazione geometrica ricopre un ruolo predominante.

La carta d’identità del progetto

committente: Land Niederösterreich (Austria) localizzazione: Museumplatz, Krems an der Donau (Austria) cronologia: 2014-2019  (concorso 2014 – progetto 2015 – cantiere 2016 – inaugurazione marzo 2019) progetto architettonico: Marte.Marte Architekten, Feldkirch coordinamento progetto: Arch. B. Marte responsabile sviluppo progetto: Arch. A. Grups progetto strutturale: M+G Ingenieure superficie lotto: 4.150 mq superficie coperta: 1.700 mq  superficie netta: 5.550 mq  superficie lorda: 6.850 mq volume: 35.000 mc  superficie esterni: 9.200 mq costo: 32,8 milioni

materiali e aziende facciata: tegole romboidali in zinco-titanio (vmZinc) isolamento: lana di roccia minerale (Isover) pareti esterne: calcestruzzo armato pareti sotterranee: calcestruzzo armato impermeabile (Zementol) pareti interne: calcestruzzo armato, cartongesso massetto: predisposto per riscaldamento a pavimento (fino a 10 kN) finestre e porte: facciata in montanti e traverse con protezione termico-solare a tre strati, curvatura sferica, protezione di sicurezza (Rc3, Rc4) porte di acciaio (Rc0, Rc3, Rc4) con controtelaio pavimento: massetto lisciato, parquet a mosaico in quercia (Bawart) pavimentazione esterna: asfalto, macadam copertura: tetto caldo

impresa edile: Dywidag GmbH facciata in vetro: SFL tehnologies GmbH facciata in metallo: Heinrich Renner GmbH costruzioni a secco: Baierl & Demmelhuber – Innenausbau GmbH massetto: Spoma Parkett und Ausbau GmbH impianti elettrici: Klenk und Meder impianti tecnici: Bacon Gebäudetechnik impianti sanitari: Ledermüller Installationen sistemazioni esterne: Porr Bau GmbH

Gianluca Frediani è architetto e docente universitario. Vive lavora e insegna fra Italia e Austria. Dopo la laurea a Napoli, ha conseguito il Dottorato di ricerca presso l’Università “La Sapienza” di Roma (1992) e presso la TU di Vienna (1996). Dal 1993 insegna Progettazione architettonica presso l’Università di Ferrara, dove ha fondato il centro ricerche ARCDES. Nel 2002 ha conseguito la libera docenza universitaria presso la TU di Graz, dove ha insegnato per diversi anni e dove oggi figura fra i docenti dell’Institut für Stadt und Baugeschichte. È autore di articoli, saggi e monografie su diversi temi della progettazione architettonica e urbana, con una particolare attenzione rivolta ai temi della riqualificazione urbana. Laura Frediani studia architettura presso la TU di Vienna e la ETSAM di Madrid. Nel 2017 ha vinto il Pfann-Ohmann-Preis con un progetto di trasformazione urbana per il centro storico della capitale austriaca. Ha partecipato a numerosi workshop internazionali di progettazione e collabora con alcune riviste di architettura. I suoi interessi si focalizzano sulle intersezioni fra architettura, arte e fotografia

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