ARTE - Pompei rivive a Torino

2022-08-20 04:18:39 By : Ms. wendy wang

Con l'apertura in diretta delle casse di due fra i pezzi più iconici, è stata presentata una mostra unica nel suo genere che dall'8 aprile al 29 agosto porta a Palazzo Madama 120 reperti

Tra arredi, statue, gioielli, bronzi, vetri e decorazioni, sono oltre 120 le opere cha dall’8 aprile al 29 agosto prossimi portano temporaneamente un pezzo di Pompei a Torino.

Curata dal Parco Archeologico di Pompei e Palazzo Madama, l’esposizione Invito a Pompei è realmente un benvenuto nelle case di Pompei per scoprire atmosfere, arredi e gli oggetti di uso quotidiano dei suoi abitanti, la cui storia sarebbe stata segnata per sempre nel 79 d.C. da una colossale eruzione del Vesuvio che nel giro di poche ore avrebbe sepolto sotto strati di cenere e pomice Ercolano, Pompei, Stabia e Oplontis, tornate a luce a partire dal XVIII secolo.

Il percorso espositivo, nella Sala del Senato, dove si è fatta l’Italia, si snoda attraverso gli ambienti maggiormente rappresentativi delle case più lussuose della Pompei del I secolo d.C. La “domus” romana, per la prima volta a Torino, spalanca le sue porte ai visitatori, accogliendoli nell’intimità congelata dal vulcano attraverso un itinerario tra gli spazi domestici (l’atrio, il triclinio, il peristilio con il giardino, le stanze da letto), che termina con i drammatici calchi di alcune vittime. La Pompei di oggi non è che lo scheletro della città antica, prosciugata di ogni forma di vita dalla calamità naturale e svuotata di quegli oggetti che consentirebbero di immaginarla così com’era.

La mostra, presentata alla stampa alla presenza delle autorità, è stata anticipata dall’apertura in diretta delle due casse che contengono il “Mosaico con delfino in ambiente termale” e la “Parete affrescata con pittura da giardino”.

Il Pavimento con delfino di ambiente termale (tepidarium) è un mosaico datato fra il 50 e il 79 d.C. ritrovato a Boscoreale, villa dellaPisanella.

Il quartiere termale della villa della Pisanella, una delle più note dell’area vesuviana per via del prezioso servizio di argenteria (oggi al Louvre), aveva tre ambienti decorati in “opus tessellatum” bianco/nero con animali marini, secondo una moda diffusa dalla metà del I sec d.C. Il delfino è un animale spesso raffigurato in ambienti termali: il corpoallungato, quasi serpentiforme, mostra una commistione tra l’ambientemarino e quello palustre.

Solo nel settembre del 1894 Vincenzo De Prisco, nipote ed erede del proprietario del fondo adiacente, riprese le esplorazioni: queste terminarono nel 1898, dopo due campagne di scavo che portarono in luce l’intero complesso. Si tratta di una grande villa di grande importanza storica per l’architettura, gli apparati tecnici, decorativi e i reperti ritrovati, ma anche per le vicende che hanno segnato il destino, una storia diventata materia di numerosi studi e ricerche, nonché di racconti romantici arricchiti di particolari fantasiosi. Il quartiere termale, con un’area di poco meno di 40 mq, occupava il settore nord-occidentale del complesso tra la stalla a Nord, l’area esterna  allavilla a Ovest, il “pistrinum” a Sud e la cucina a Est. Sulla parete ovest della cucina si apriva una porticina ad arco che dava accesso alle terme, costituite da tre ambienti adiacenti, comunicanti attraverso piccole porte ad arco, pavimentati con mosaici a fondo bianco eanimali ispirati al tema delle acque.

Il primo ambiente del quartiere termale è l’apodyterium a piantarettangolare con pavimento a mosaico con granseola e anitre. Le pareti erano affrescate in rosso con fasce e cornici a fondo rosso, decorate da palmette bianche. Sulla parete di fondo c’era una finestrina decorata da stucco bianco e fasce rosse chiusa daun’inferriata. Lungo la parete nord c’era una fistula in piombo, che,provenendo dalla cucina, giungeva fino all’angolo nord all’esterno del complesso. Dalla parete sud si accede al “tepidarium” con pavimentolievemente sopraelevato per la presenza delle “suspensurae”. Siraggiungeva attraverso una soglia gradiente a mosaico a fondo bianco con losanga nera e il pavimento dell’ambiente era a mosaico a fondo bianco con delfino in tessere nere. Le pareti rivestite di “tegulae mammatae” erano decorate da intonaco a fondo nero. Il soffitto a volta bassa per preservare il calore, si impostava su una cornice instucco con palmette e boccioli, sottolineata da una fascia rossa.

Da una porticina ad arco, chiusa da due battenti in legno, della parete sud si raggiungeva il “calidarium”: l’ambiente, a pianta rettangolare, presentava sul lato breve a sinistra dell’ingresso (Est) una vasca e sul lato opposto, a destra, una nicchia che conservava la traccia dellabase di un labrum. La vasca era accessibile da un gradino rivestito inmarmo, alla base del quale c’era un foro di scarico dell’acqua da una bocchetta posta sopra la vasca. Anche questo ambiente erapavimentato con un tappeto bianco con al centro in nero una cicognache afferra un serpentello.

Il pavimento su strato di malta rivestiva le “suspensurae”, formate da pilastrini in mattoni e da “pilae” fittili, secondo i precetti vitruviani. Lepareti, rivestite da tegole per consentire la circolazione del vapore caldo, erano ricoperte da intonaco fine levigato bianco con fascia rossa. La parete di fronte alla vasca si articolava con una nicchiasemicircolare rivestita di tegole e sormontata da una volta a conchigliain stucco, con cornice modanata decorata a onde correnti eun’apertura circolare strombata. Al centro della nicchia sporgeva lacannula in bronzo che versava l’acqua nel “labrum”. L’ambiente era coperto con volta a botte che, in crollo, posava su una cornice in stucco. Su questo ambiente doveva esserci un solaio, utilizzato come deposito di anfore. A destra della nicchia il muro presentava un foro passante rivestito da un tubo che consentiva di regolare latemperatura dell’ambiente.

La parete sud era adiacente all’ipocaustum, il cui rinvenimento suscitògrande interesse e scalpore per le sue perfette condizioni di conservazione, grazie alle quali è stato possibile capire il funzionamento dell’impianto di riscaldamento e del complicato sistema di distribuzione dell’acqua.

Parete con pittura da giardino, affresco datato fra il 25 ed il 50 d.C. Pompei VI 17, 42 (Casa del Bracciale d’oro).

È la parete di fondo dell’oecus, il grande salone da ricevimento di una casa dell’élite pompeiana del 79 d.C. Il giardino lussureggiante con diversi tipi di piante e uccelli è una rappresentazione immaginaria che risponde alla moda nata a Roma nella sala ipogea della Villa di Livia. L’origine è da cercare nelle correnti della pittura alessandrina diffuse in Lazio e Campania da botteghe di pittori.

È uno degli affreschi più famosi della città distrutta dal Vesuvio, tanto da essere diventato la più classica icona di giardino pompeiano: la grande parete affrescata con scene di giardino proveniente dalla “Casa del Bracciale d’Oro” di Pompei è eccezionalmente presentataa Palazzo Madama.

Fauna e flora sono rappresentate con grande perizia. Tra gli uccelli si riconoscono l’alzavola che si leva in volo, l’usignolo, la cornacchia grigia, la garzetta. Tra le piante gli oleandri, i corbezzoli, il pino e le rose. Si pensa che queste piante avessero un significato simbolico: per esempio la palma da datteri simbolo di vittoria e immortalità, l’alloro era sacro ad Apollo, il corbezzolo un simbolo di eternità, il papavero attributo di Demetra, il pino simbolo di fecondità e sacro ad Attis e Cibele, il viburno consacrato nei trionfi, l’oleandro velenoso simbolo di morte e la rosa simbolo di amore e sacra a Venere.

L’affresco, che decorava la zona centrale della parete a sinistra dell’ingresso, è considerato tra le più accurate rappresentazioni digiardino di III stile, risalente al secondo venticinquennio del I secolod.C.

La decorazione, rinvenuta negli anni ’70 in frammenti, è stata ricomposta grazie a un complesso intervento di restauro.

Dove: Palazzo Madama, piazza Castello 1, Torino

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