Architetture pop-up, per conciliare permanenza e mutamenti - Giornale dell'Architettura

2022-05-13 03:45:05 By : Ms. Amy Zeng

Edizione mensile cartacea: 2002-2014. Edizione digitale: dal 2015.  Iscrizione al Tribunale di Torino n. 10213 del 24/09/2020 - ISSN 2284-1369 Fondatore: Carlo Olmo.  Direttore: Luca Gibello.  Redazione: Cristiana Chiorino, Luigi Bartolomei, Milena Farina, Laura Milan, Arianna Panarella, Michele Roda, Veronica Rodenigo, Ubaldo Spina.

Written by: Monica Zerboni • 10 Maggio 2022• Mosaico Progetti

Come conciliare il concetto di permanenza, elemento centrale dell’edilizia tradizionale, con i rapidi mutamenti delle città del XXI secolo? Le architetture transitorie rappresentano una possibile soluzione.

Al passo con i tempi di crisi mondiale e con gli scenari di futura incertezza, la città di Monaco di Baviera ha deciso di rimandare a data da destinarsi l’avvio della costruzione della nuova Konzerthaus, inizialmente previsto per il 2025. Se la decisione ha provocato vibrate proteste tra gli addetti ai lavori, ancora maggiore sconcerto ha suscitato l’alternativa offerta dal ministro della Cultura bavarese Markus Blume: “Se la situazione odierna ci costringe a ridimensionare i nostri budget”, ha affermato, “perché non puntare su qualcosa di innovativo come teatri e sale da concerto pop-up per ospitare spettacoli di musica e di prosa?”

La notizia, a prima vista poco rilevante, pone però l’attenzione su un tema oggi di particolare interesse: l’architettura temporanea.

Pur protagonista nel passato di spazi memorabili, dall’iconico Padiglione di Barcellona di Mies van der Rohe ai più recenti progetti annuali di allestimento della Serpentine Gallery a Londra, veri esempi di sperimentazione architettonica, fino alla famosa cattedrale di Shigeru Ban a Christchurch (Nuova Zelanda), realizzata con tubi di carta compressa per rimpiazzare la storica chiesa cittadina distrutta da un violento terremoto, questa edilizia, spesso chiamata pop-up con malcelato disprezzo, è stata a lungo vista come facile soluzione riservata a eventi popolari, festival musicali e sagre enogastronomiche.

Il tema torna oggi di attualità nel suo aspetto più profondo. Anche se programmate per durare una stagione o poco più, le architetture transitorie ci pongono davanti a una serie di questioni su come vivere in modo più solidale ed ecosostenibile. Progettate con finalità pubblica, e quindi democratiche per definizione, risultano il luogo d’interazione sociale all’interno dello spazio urbano. Inoltre queste opere costituiscono il terreno ideale dove sperimentare materiali innovativi e linguaggi formali, sviluppare nuove tecnologie, rivitalizzare luoghi in disuso, proporre inedite formule di convivenza civica. I protagonisti di tale rivoluzione sono designer spesso giovani, il cui approccio, mescolato con l’arte, la sociologia e la scienza della comunicazione, infrange i tempi e le regole della progettazione convenzionale e contribuisce al processo di rigenerazione urbana con soluzioni rapide e a basso costo.

Siano essi un teatro itinerante o uno spazio di lavoro temporaneo, un padiglione per funzioni religiose o una sala per eventi culturali, oppure una struttura di soccorso per le emergenze, questi progetti, per lo più di breve durata, costituiscono una grande biblioteca di metarchitettura, conservata attraverso la documentazione iconografica e la conseguente narrazione.

Al contrario del passato, applicando i principi dell’economia circolare, tutte le opere transitorie sono oggi realizzate con materiali riciclati o riciclabili. Il concetto di riuso coinvolge anche i siti prescelti, che sono spesso periferie incolte o zone industriali dismesse. Considerate sacche di degrado sino a poco tempo fa, queste aree si trasformano così in catalizzatori della creatività e contribuiscono a colmare il progressivo diffondersi dei vuoti urbani.

Immagine di copertina: The Podium (Pink Outdoor Staircase) a Rotterdam, MVRDV

People’s Pavilion 2017, Eindhoven Buro SLA con Ove Arup

Costruito per la Dutch Design Week 2017, si trattava di un padiglione per conferenze di 250 mq, completamente costruito con materiale preso in prestito, realizzato con una tecnica sperimentale, senza l’uso di colla, viti o chiodi. Presentava una facciata colorata di scandole realizzate con plastica riciclata e una struttura in legno con elementi di diverse lunghezze, tenuti insieme con cinghie d’acciaio. Allo stesso modo, le vetrature che avvolgevano la parte inferiore del padiglione provenivano dalla ristrutturazione di un edificio per uffici. Selezionando i rifiuti di plastica per colore, i progettisti hanno realizzato tegole su misura per rivestire le pareti esterne, producendo una gamma di piastrelle diverse, dalle tonalità pastello a un vibrante colore giallo. Una volta conclusa la Dutch Design Week, tutto il materiale è stato restituito ai proprietari e utilizzato per altri progetti.

CURA, 2020 Carlo Ratti e Italo Rota

CURA, acronimo di Connected Units for Respiratory Ailments, è un progetto open source elaborato nell’emergenza COVID da uno staff internazionale di architetti, tra i quali Carlo Ratti e Italo Rota,  per trasformare container da spedizione in unità di terapia intensiva. Ogni unità è ospitata in un container di 20 piedi, riproposto con apparecchiature di biocontenimento. Due finestre di vetro sui lati opposti dei container consentono ai medici di monitorare lo stato dei pazienti sia all’interno che all’esterno delle capsule. Inoltre, ciò consente potenzialmente ai visitatori esterni di avvicinarsi ai propri parenti in un ambiente più sicuro e più umano. Ogni capsula è accessibile tramite un corridoio gonfiabile che può essere usato per collegare più unità, ciascuna delle quali funziona in modo autonomo e può essere spedita in qualsiasi località del mondo, adattandosi alle esigenze dell’infrastruttura sanitaria locale. Realizzato in veste di prototipo grazie al finanziamento di vari contributori privati, un’unità CURA è stata allestita a Torino nelle ex Officine Grandi Riparazioni nel centro Covid dall’Aeronautica militare nella primavera 2020.

Kultur Portal Weimar, 2021 Helga Blocksdorf Architektur

La domanda su come allestire un progetto sperimentale e innovativo per rappresentare il cambiamento dei tempi nella storica città tedesca trova risposta in questo spazio teatrale temporaneo in legno lamellare incrociato di 16-18 cm, che resterà in funzione fino al 2026. La ricerca ha portato allo sviluppo di un design e di un know-how artigianale da parte degli imprenditori edili della Turingia, che hanno raccolto la sfida di evidenziare l’uso della corteccia di betulla, un materiale storico da costruzione, sulla facciata. La colorazione chiara definisce il riferimento temporale in accordo con il muro grigio scuro dell’adiacente palazzo storico. Il rivestimento bidimensionale in corteccia crea un volume semplice e compatto, completamente smontabile e rimontabile a moduli. L’uso sperimentale del rivestimento di facciata è stato valutato attraverso un programma di monitoraggio dell’umidità del legno e dell’umidità interna, al fine di offrire una maggiore scelta di materiali locali e rinnovabili nella realizzazione di nuove strutture.

The Hithe, incubatore d’impresa, Londra 2021 IF_DO Architects

Situato nella periferia sud-est, si tratta di un nuovo complesso di uffici smontabile a basso costo. Il nome, dall’inglese antico, descrive un approdo per navi e barche, facendo riferimento all’area prospiciente il Tamigi e al ruolo dell’edificio nel favorire la nascente imprenditoria. Incaricati dalla municipalità locale, i progettisti hanno operato per trasformare un’area dismessa in polo produttivo. L’edificio, che ha una superficie di 200 mq per 12 spazi di lavoro, ha una struttura in acciaio leggero e legno, realizzata con componenti su misura e prefabbricati e con pannelli strutturali isolati (SIP). Lanterne a vetri a doppia altezza sui prospetti nord e sud creano un punto di riferimento all’interno del paesaggio urbano. Costruito in sito su fondamenta esistenti, il progetto non ha quasi richiesto nuovo calcestruzzo. The Hithe, la cui permanenza è prevista per 12 anni, funge da cerniera tra il quartiere esistente, Rotherhithe, e le nuove aree di sviluppo, con l’obiettivo di diventare un punto di riferimento tra i residenti e i nuovi abitanti.

Grande Palais Ephémère, Parigi 2021 Jean-Michel Wilmotte

Un’opera temporanea di 10.000 mq che sorge in uno dei luoghi più iconici della capitale, il Champ-de-Mars. Ritenuto un prodigio architettonico, il Grand Palais Éphémère è caratterizzato da una struttura curvilinea dalla doppia volta che gli conferisce monumentalità e lo inserisce adeguatamente all’interno di un luogo tanto solenne. L’edificio si presenta come una costruzione leggera e flessibile, che impiega risorse rinnovabili a partire dal legno utilizzato per la costruzione, proveniente da foreste gestite in modo sostenibile. La copertura trasparente, visibile dall’esterno, è invece un polimero di origine minerale che sfrutta per la sua realizzazione il 90% di energia in meno rispetto al vetro ed è interamente riciclabile. Anche l’elettricità che alimenta il funzionamento della struttura è garantita al 100% da fonti rinnovabili e viene impiegata anche nell’utilizzo degli ascensori di nuova generazione, a basso consumo energetico. La struttura, progettata a elementi modulari riconfigurabili, resterà in loco fino al 2024 e verrà rimossa dopo la conclusione delle Olimpiadi parigine. Anche tutte le altre parti che la compongono saranno smontate e riutilizzate.

The Podium (Pink Outdoor Staircase), Rotterdam 2022 MVRDV Architects

Una scala urbana di colore rosa shocking e una piattaforma sul tetto dell’Het Nieuwe Instituut, Museo dell’architettura di Rotterdam, sono la nuova attrazione del paesaggio urbano della città olandese: uno spazio per eventi temporanei di 600 mq sul lastrico solare. La scala di accesso ha un’altezza di 29 m e raggiunge la sommità tramite 143 gradini: il suo sorprendente colore aumenta la visibilità della piattaforma, situata accanto al Depot Boijmans Van Beuningen, progettato dagli stessi MVRDV. La struttura, realizzata con ponteggi e finiture che potranno essere successivamente riciclati, verrà inaugurata l’1 giugno in occasione del Rotterdam Architecture Month Festival e sarà utilizzata durante l’estate per attività sportive, cene sul tetto e vari eventi culturali, oltre a programmi per bambini. “The Podium offre un’opportunità unica per vivere l’architettura della città”, hanno affermato gli MVRDV, non nuovi a iniziative di questo tipo, avendo già progettato nel 2016 The Stairs, una scala di 180 gradini che raggiungendo il tetto della Camera di Commercio evidenziava le potenzialità offerte dai tetti urbani.

Nata a Torino e laureata presso l’Università Statale di Milano, è giornalista pubblicista, svolge attività giornalistica per testate multimediali e cartacee di settore. È stata corrispondente dalla Germania per le riviste “Abitare” e “Costruire”. Ha maturato esperienze professionali nell’ambito della comunicazione ed in particolare ha lavorato come addetta stampa presso importanti studi di architettura. Ha svolto attività di redazione, traduzione e coordinamento per varie case editrici. Scrive articoli e approfondimenti in italiano, inglese e tedesco per diverse testate specializzate e non, italiane e estere (Abitare, Costruire, Il Sole 24 Ore, In Town Magazine, Frame, Mark, Architektur&Wohnen, HOME, Home Journal, Perspective, Azure, Interiors, Urbis, Urbis Landscape, Vogue Australia ecc.)

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