Bergamo, piazza Dante: la direzione giusta per il centro del futuro ma gli alberi lasciano un vuoto- Corriere.it

2022-07-23 03:34:40 By : Ms. rebecca luo

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L’asse intorno al Sentierone non più a misura d’auto. Ben riuscito il cantiere, anche se si percepisce la mancanza delle piante tagliate

Il sindaco Giorgio Gori all’inaugurazione di piazza Dante

La domanda istintiva che nasce passeggiando nella nuova piazza Dante è la stessa che qualche mese fa sorgeva percorrendo il Sentierone dopo il primo lotto di lavori. Ma come hanno fatto gli amministratori di Bergamo per decenni a lasciare che questi pezzi d’arte e di anima della città fossero coperti di asfalto, con il verde, le panchine, i vialetti ridotti a spazi residuali? Oggi è il centro a misura di auto che si va riducendo , per fortuna, con l’estensione delle Ztl e il consolidarsi dell’idea che anche il Centro piacentiniano meriti la stessa attenzione e lo stesso futuro — pedonale — verso il quale si è incamminata decenni fa Città Alta. Su questa strada, piazza Dante è una tappa ben riuscita , perché appunto è uno spazio sottratto alla geometria automobilistica, per quanto già da molto tempo l’accesso alle macchine fosse limitato alla parte antistante la Procura: ora è definitivamente una piazza, ampia, pavimentata come si deve, con le aiuole, la fontana (testimonianza di due vite fa, quando questo era il quartiere vivace e malfamato della fiera cittadina) lì nel mezzo, valorizzata da un contesto di materiali più adatto al centro di una città e non di un paesotto. Il gioco del prima/dopo è facile: asfalto, cordoli scalcagnati e aiuole da periferia disagiata contro linee nette, pietra elegante, colore verde dominante. Soprattutto, la piazza è un’appendice coerente con l’intervento ben riuscito sul Sentierone e sui giardini del Teatro Donizetti.

Gallery: Bergamo: le foto dell?inaugurazione di piazza Dante

Il gioco prima/dopo è però anche il punto in cui ci si scontra con il «ma» di questa operazione. La vecchia piazza Dante aveva sostanzialmente una sola fonte di bellezza ed erano i suoi alberi . Chi vive e lavora in centro in giorni africani come questi non poteva non passarci — anche solo per passarci — e farsi sfiorare per qualche secondo dall’ombra di quelle piante. Oggi, per chi conosce piazza Dante da prima, la mancanza degli alberi è una sensazione spiccata almeno quanto quella di trovarsi davanti a un lavoro ben fatto.

Una cosa va precisata — per l’ennesima volta —, perché il dialogo tra l’amministrazione Gori e i cittadini che hanno espresso il proprio dissenso rispetto al taglio degli alberi è stato spesso viziato da un reciproco pregiudizio . Non è che uno non capisca che, nel momento in cui si decise di recuperare la piazza (intervento indispensabile) e il sottostante ex Albergo Diurno (intervento considerato necessario da tutta la politica locale e interessante da investitori privati), poi non ci fosse altra strada che affrontare l’incompatibilità tra le radici di quelle grandi piante e il tetto della struttura sotterranea. O il nuovo Diurno, o le piante. I tecnici dicono così, è così. Usciamo (forse) da una lunga stagione di complottismi, fermiamoci qui. Questo però non impedisce di sentire che qualcosa con quegli alberi è andato perso e, pure al termine di un cantiere ben riuscito, resterà un vuoto . E se è vero che Piacentini immaginò la piazza in versione drasticamente metafisica, senza ombra di alberature, non sta scritto da nessuna parte che riqualificare significhi fare filologia rigida dei luoghi su cui si interviene. Non sembra crederci nemmeno l’amministrazione comunale. Tanto è vero che il gruppo di progettazione Flanerie ha previsto nuovi alberi, di taglia decisamente inferiore rispetto ai grandi esemplari abbattuti. Anche perché altre licenze poetiche-ingegneristiche non mancano, vedi le uscite del Diurno in stile aeroportuale, fronte Procura, indispensabili per ragioni di sicurezza, di sicuro non apprezzabili quanto la scalinata d’accesso al sotterraneo.

Piazza Dante è cambiata, era una piacevole e disordinata incoerenza nel centro monumentale, ora è un bel giardino che accenna qua e là a ciò che nel 2022 non può non piacere, le erbe spontanee, le strutture in vetro che separano senza interrompere la vista. Che personalità avrà nella sua nuova vita è difficile dirlo ora, dipenderà anche dalle funzioni (come dicono gli architetti) che potrà ospitare. In genere, quelle che nascono spontaneamente — ad esempio la funzione di ritrovo appartato e ombroso per quanto difettoso — sono le meno inquadrabili ma le più apprezzate dai cittadini.

Per il momento la fine del cantiere (puntuale) sulla piazza lancia almeno un messaggio importante. Quello di un centro di Bergamo che sta ridisegnando il proprio asse orizzontale su ritmi più bassi, sulle misure del passo degli uomini e non delle macchine. Al di là della riuscita dei singoli episodi, è questa la direzione giusta per la Bergamo del futuro.

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